giovedì 17 maggio 2007

L'unità della famiglia a destra

l'Unità
12 maggio 2007

Multifamily Day
Marco Travaglio

Dopo 60 anni di governi democristiani o parademocristiani (salvo rare parentesi laiche), c’è bisogno di un bel Family Day per ricordarsi che esiste la famiglia. Se questa fosse la finalità della sfilata di domani in piazza San Giovanni, sarebbe quantomai lodevole, visto che siamo il paese europeo con la più bassa natalità e quello che destina alle politiche familiari la quota più bassa della spesa sociale: il 26,4% del Pil, 5 punti in meno che nel resto d’Europa.
Quell’Europa che Buttiglione e Ferrara vedono infestata di massoni, mangiapreti, satanisti, e Tremaglia anche di culattoni. I paesi che non hanno avuto la fortuna di avere in casa la Dc, Berlusconi e il Vaticano, danno alle famiglie il 2,4% del Pil; noi l’1,1. Per aiutare i disoccupati a tirare avanti e a farsi una famiglia, l’Europa investe il 6% della spesa sociale: noi il 2. La Spagna di quel satanasso di Zapatero, il 12,5. In Italia i disoccupati che ricevono un sussidio sono il 17%: in Francia il 71, in Germania l’80, in Austria l’84, in Belgio il 92, in Olanda il 95, nel Regno Unito il 100%. Per i nostri giovani è anche peggio: sotto 25 anni, da noi, riceve il sussidio solo lo 0,65%; in Francia il 43, in Belgio il 51, in Danimarca il 53, nel Regno Unito il 57. Poi c’è la casa: solo lo 0,06% della spesa sociale italiana va in politiche abitative (la media Ue è il 2%, il Regno Unito è al 5,5). Quanto ai benefici alle madri, siamo al 19° posto al mondo. Sarà un caso, ma l’Italia ristagna da anni a crescita sottozero, mentre la Francia ha il record occidentale dei nuovi nati, con 2 figli per donna: la media europea è 1,5, la nostra 1,3. Nascono più figli dove esistono i Pacs e non si fanno i Family Day. Noi facciamo il Family Day, abbiamo paura persino dei Dico, e siamo il paese con meno bambini. Un trionfo.
In compenso i nostri politici più affezionati ai sacri valori della famiglia ne hanno almeno un paio a testa. Silvio Berlusconi, che ha aderito a distanza all’iniziativa, ha avuto - come dice Benigni - «diverse mogli, di cui alcune sue»: due, per la precisione. Ma oggi in piazza San Giovanni non ci sarà: lui il Family Day lo celebra tutti i week end a villa La Certosa, con almeno cinque attiviste di Forza Italia. Anche la Lega Nord ha dato la sua adesione. Infatti Bossi ha due mogli. Calderoli due mogli (la seconda sposata con rito celtico), più l’attuale compagna. Castelli, una moglie in chiesa e l’altra davanti al druido.
Poi c’è l’Udc, che com’è noto vuol dire Unione Divorziati Cattolici: divorziato Casini, che ha avuto due figlie dalla prima moglie e ora vive con Azzurra; divorziato l’ex segretario Follini; divorziato il vicecapogruppo Giuseppe Drago, mentre la vicesegretaria Erminia Mazzoni sta con un divorziato; D’Onofrio ha avuto l’annullamento dalla Sacra Rota e non c’è più ricascato. Anche An è ferocissima contro i Dico. Fini ha sposato una divorziata. Poi ci sono i due capigruppo: alla Camera c’è Ignazio La Russa, avvocato divorzista, divorziato e convivente; al Senato Altero Matteoli, divorziato e risposato con l’ex assistente. Adolfo Urso è separato. Divorziati gli ex ministri Baldassarri (risposato) e Martinat (convivente). La Santanchè ha avuto le prime nozze annullate dalla Sacra Rota, ha convissuto a lungo, ma conserva il cognome del primo marito.
Il meglio, come sempre, è Forza Italia. A parte Berlusconi, sono divorziati il capogruppo alla Camera Elio Vito e il vice-capogruppo Antonio Leone. L’altro vice, Paolo Romani, è già al secondo matrimonio: «E non è finita qui», dichiara a “Libero”. Gaetano Pecorella ha alle spalle «una moglie e varie convivenze». Divorziato anche Adornato, che sfilerà al Family Day non si sa con quale famiglia.“Libero” cita tra gl’«irregolari» persino Elisabetta Gardini, che ha un figlio e convive con un regista. Anche lei sarà in piazza San Giovanni, come Letizia Moratti e il marito Gianmarco, ovviamente divorziato. Poi c’è chi, come Francesco Rutelli, dopo tante battaglie anticlericali per il divorzio e l’aborto, vorrebbe tanto sfilare, ma «non posso perché purtroppo sono vicepremier». Si potrebbe scioglierlo dal vincolo, rendendolo deputato semplice: i classici due piccioni con una fava. Per evitare che qualche «irregolare» diserti il Family Day per imbarazzo, o per paura di beccarsi una scomunica, il Vaticano potrebbe concedere un’indulgenza plenaria almeno per la giornata di sabato, autorizzandoli a sfilare con tutte le rispettive famiglie, magari al di sotto del numero di tre. Basterebbe ribattezzare l’iniziativa «Multifamily Day».